Batti il muro. Quando i libri salvano la vita
Caterina è solo una bambina quando sua madre comincia a chiuderla in un armadio, al buio. È il segnale di una malattia che non assume mai manifestazioni violente, però infligge a Caterina questa pena ripetuta che non tocca invece alla sorella, chissà perché. Dentro l’armadio Caterina ha paura, all’inizio. Poi comincia a portare con sé un libro e una torcia elettrica, e tutto cambia. La lettura diventa lo strumento per contrastare la volontà della madre in modo sommesso. Caterina non urla, non protesta: rimane buona e zitta dentro la sua casetta di legno, al riparo, con i suoi libri. Sono le storie a salvarla. E sarà l’amore per i libri, un amore fedele e paziente, a dare infine un senso alla sua vita. (Età di lettura: da 12 anni.) – (Fonte IBS)
Leggi la recensione di Emma Fenu sul sito di Passione Lettura o anche qui sotto:
“E’ la storia, struggente e avvincente, di chi, nella fragilità, ha scoperto le radici possenti della propria forza.
Caterina è una bambina che, ogni giorno, viene chiusa per ore in un armadio, per volere di sua madre, malata di mente. Solo i libri, divorati alla luce di una torcia, le renderanno possibile sopravvivere a tale assurda pena che le viene inflitta.
“Da casa mia a scuola non c’era molta strada. Saranno stati non più di dieci minuti. C’era un tratto del percorso, però, che mi metteva in agitazione. Era una stradina stretta, cupa, dove la luce entrava a fatica anche nei giorni di sole. Una stradina che si snodava tra la biblioteca e il manicomio”.
“Batti il muro” è un invito rivolto, universalmente, a tutti coloro che si riconoscono, se pur in parte, nelle pagine dell’opera.
Ognuno di noi, infatti, si trova, nella vita, a percorrere strade che sono come corde tese sull’orlo di un abisso. Da una parte la salvezza, dall’altra il baratro.
Ci si muove come un funambolo incastrato in destino non scelto, parte di un circo senza spettatori attenti e senza il calore di un applauso.
Caterina è in bilico, e percepisce le vertigini del suo percorso, mentre attraversa una stradina che si erge, metaforicamente sospesa, come un ponte, fatto di assi cigolanti, che collega una libreria e un manicomio.
E’ la storia, struggente e avvincente, di chi, nella fragilità, ha scoperto le radici possenti della propria forza.
Caterina è una bambina che, ogni giorno, viene chiusa per ore in un armadio, per volere di sua madre, malata di mente. Solo i libri, divorati alla luce di una torcia, le renderanno possibile sopravvivere a tale assurda pena che le viene inflitta.
“Da casa mia a scuola non c’era molta strada. Saranno stati non più di dieci minuti. C’era un tratto del percorso, però, che mi metteva in agitazione. Era una stradina stretta, cupa, dove la luce entrava a fatica anche nei giorni di sole. Una stradina che si snodava tra la biblioteca e il manicomio”.
“Batti il muro” è un invito rivolto, universalmente, a tutti coloro che si riconoscono, se pur in parte, nelle pagine dell’opera.
Ognuno di noi, infatti, si trova, nella vita, a percorrere strade che sono come corde tese sull’orlo di un abisso. Da una parte la salvezza, dall’altra il baratro.
Ci si muove come un funambolo incastrato in destino non scelto, parte di un circo senza spettatori attenti e senza il calore di un applauso.
Caterina è in bilico, e percepisce le vertigini del suo percorso, mentre attraversa una stradina che si erge, metaforicamente sospesa, come un ponte, fatto di assi cigolanti, che collega una libreria e un manicomio.Anche le copertine dei tomi sono ante di armadi, che nascondo amici ancora sconosciuti, fino a quando non ci appartengono, fino a quando i confini fra lettore e personaggi si dissolvono, magicamente.
Dunque, tu “Batti il muro”. Talvolta dovrai abbatterlo. Coraggio.
“E mi sembrava pure, a leggere quei libri, che tutti quanti quegli scrittori sconosciuti fossero stati rinchiusi in un armadio, da bambini, e ne avessero ricavato una speciale capacità di vedere nel buio, e di sentire nel silenzio”.