Per Primo Levi raccontare non era solo un dovere morale, ma un “bisogno fisico”, simile a quello di mangiare. “Se questo è un uomo”, il suo primo libro, è nato così, per la necessità di testimoniare al mondo quello che era successo nei lager nazisti. Ma perché Levi, assolto questo compito, ha continuato a scrivere? Chimico di professione, per molti anni ritagliò spazi per la scrittura alle notti e alle vacanze, segno che il bisogno di raccontare non era scomparso. Che siano racconti di fantascienza, gialli chimici, poesie, romanzi sul lavoro o sul mondo degli ebrei dell’Est Europa, quelli di Levi sono tutti “libri utili”: devono servire a qualcosa o qualcuno. In una quotidianità apparentemente normale, scandita dal lavoro in fabbrica e dalla famiglia, la scrittura rappresenta la vera avventura della vita di Primo Levi.
Senza la pretesa di spiegare l’uomo, o di capire i motivi che lo spinsero al suicidio, “Lo scrittore necessario” ricostruisce l’itinerario di un autore ironico e in perenne mutazione.
Dal ritorno a Torino, nell’ottobre del 1945, fino alla sua ultima opera “I sommersi e i salvati”: una riflessione finale sul lager che chiude un cerchio perfetto iniziato 40 anni prima con “Se questo è un uomo”. Basandosi esclusivamente su episodi raccontati o citati dallo stesso Levi, l’autore re-immagina e re-inventa la vicenda dello scrittore torinese alla ricerca della risposta a una domanda precisa: “Perché si scrive?”.
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